24 Giugno 2025

Il Piano Mattei: alcune chiavi di lettura del progetto italiano per l’Africa

Il 27/01/2025

Negli articoli di CSI

Le sfide e le prospettive del Piano Mattei: un’iniziativa ambiziosa lanciata dal governo italiano per rafforzare le relazioni tra Italia e Africa.

Scritto da : Titouan BRAUX SALVAYRE.

L’articolo in breve:

Quasi un anno fa, il 29 gennaio 2024, durante la presidenza italiana del G7, il governo italiano ha organizzato a Roma la conferenza Italia-Africa. Il vertice, che ha riunito 26 capi di Stato e di governo africani e numerose delegazioni europee di alto livello, tra cui Ursula von der Leyen e le principali agenzie delle Nazioni Unite, ha segnato un notevole successo diplomatico per l’amministrazione di Giorgia Meloni.

L’iniziativa rientra nel Piano Mattei, un ambizioso progetto di rafforzamento delle relazioni tra Italia e Africa, presentato come alternativa ai tradizionali approcci europei. Il progetto è stato annunciato già nell’ottobre del 2022: Giorgia Meloni ne ha parlato durante il suo discorso di investitura alla Camera dei Deputati, con l’obiettivo di rilanciare le relazioni italo-africane , con l’obiettivo generale di contrastare l’immigrazione di massa direttamente alla fonte e di contenere ilradicalismo islamico.

La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni alla Commissione europea a Bruxelles il 20 dicembre 2024. © Simon Wohlfahrt / AFP)

Il discorso del 2022 sul Piano Mattei è stato presentato come un manifesto politico volto ad avviare un meccanismo, senza essere supportato da una strategia dettagliata, con grande disappunto delle cancellerie europee, che speravano in un testo concreto. Sebbene il discorso inaugurale di Giorgia Meloni abbia avuto conseguenze di vasta portata, ha messo in moto un processo lento, con l’istituzione nel novembre 2023 di una struttura di coordinamento sotto l’autorità del Presidente del Consiglio. Solo con la Conferenza Italia-Africa del gennaio 2024 iniziarono a emergere azioni concrete, con il Piano Mattei che si rivelò più un metodo che un piano rigoroso.

A metà luglio 2024, il Piano strategico Italia-Africa: Il Piano Mattei è stato presentato in modo più dettagliato in un documento strategico che accompagna il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il documento sottolinea l’importanza del partenariato tra Italia e Africa, dettaglia i criteri di intervento e definisce gli obiettivi del Piano. Il Piano mira a promuovere una crescita sostenibile nel continente, garantendo il ” diritto a non migrare ” delle popolazioni locali, assicurando così stabilità e sicurezza, nonché un quadro favorevole al rafforzamento delle relazioni economiche tra l’Italia e i suoi partner africani.

Il contesto storico e lo sviluppo della politica africana dell’Italia

La conferenza Italia-Africa del gennaio 2024 evidenzia lo sviluppo di una politica africana da parte dell’Italia, che in precedenza era difficile da identificare. Nonostante i legami di interesse e le reti con l’Africa, l’Italia non ha rivendicato né organizzato una politica africana coerente. Una svolta si è avuta con Matteo Renzi, che tra il 2014 e il 2016 ha compiuto diverse visite in Africa, affermando una visione e una capacità di iniziativa. Prima di Renzi, la politica africana dell’Italia era una non-politica, anche se le sue componenti permettono di comprendere meglio l’azione attuale. Marco Minniti, sotto il governo Gentiloni, ha proseguito questo orientamento sostenendo la necessità di trattare le cause dell’immigrazione alla fonte, concentrandosi sullo sviluppo in Africa.

L’impulso dato da Giorgia Meloni si inserisce in questa continuità. Il suo governo sta cercando di stabilire un partenariato paritario con i Paesi africani, allontanandosi dagli approcci coloniali del passato. La citazione del Piano Mattei ha un forte valore simbolico, riferendosi a Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, che negli anni Cinquanta stabilì contratti favorevoli allo sviluppo con i Paesi della sponda sud. Giorgia Meloni afferma la continuità con una politica estera nazionale incentrata sull’approvvigionamento energetico, incarnata dall’ENI. Il Piano Mattei simboleggia un allontanamento dalle tradizioni diplomatiche classiche dell’Italia, spesso percepite come un freno al riformismo. Questa visione evidenzia l’autonomia dell’Italia in Africa, ricordando i contratti di sviluppo dell’ENI negli anni Cinquanta, e sottolinea una persistente rivalità con la Francia, in particolare nel Maghreb, dove l’ENI ha sostenuto l’Algeria durante la sua indipendenza, evocando rivalità storiche e la controversa morte di Mattei nel 1962.

L’ENI, gruppo economicamente solido e discreto nelle sue strategie internazionali, si trova al centro dell’iniziativa africana del governo italiano, un processo delicato per l’azienda. Nel 2023 è stato svolto un lavoro di mediazione per dare contenuto al Piano Mattei, allineato agli orientamenti tradizionali dell’ENI. Di fronte alla guerra in Ucraina, l’ENI aveva già riorientato la propria strategia per ridurre la dipendenza dal gas russo e diversificare le fonti, in particolare in Africa, un’azione iniziata sotto il governo Draghi ancor prima di essere coinvolta nel Piano Mattei. Oltre all’Eni, Leonardo, Fincantieri ed ENEL sono esempi di aziende private parzialmente controllate dal Tesoro attraverso una partecipazione di minoranza, che incarnano in varia misura gli interessi italiani. Queste società hanno spesso capacità strategiche superiori a quelle delle autorità di vigilanza. Quando si parla di Africa, è inevitabile citare l’ENI, ma stanno emergendo anche altri attori come l’ENEL, in particolare nel contesto degli investimenti nelle energie rinnovabili previsti dal Piano Mattei.

Oltre a queste grandi aziende, ci sono altri attori. Le piccole e medie imprese italiane hanno una forte propensione all’esportazione, anche in Africa. Tuttavia, l’Italia ha un deficit commerciale con il continente, dovuto principalmente alle importazioni di energia, in particolare di gas dall’Algeria e dalla Libia. Nonostante questo squilibrio, alcuni settori registrano una crescita delle esportazioni italiane in Africa.

L’Africa riveste un ruolo cruciale per la Chiesa cattolica e molti attori italiani, spesso appartenenti alla galassia cattolica, hanno stretti legami con il continente. Tra questi, la Comunità di Sant’Egidio si distingue per la sua diplomazia parallela, supportata da notevoli reti. Un esempio eclatante della sua influenza è il ruolo svolto negli accordi di pace in Mozambico del 1992. Andrea Riccardi, cofondatore della Comunità, è stato anche ministro della Cooperazione internazionale nel governo Monti tra il 2011 e il 2013. Questi fattori dimostrano l’importanza di Sant’Egidio, movimento laico affiliato al Vaticano, negli sforzi di pace in Africa. Ci sono anche missionari combinati e ONG cattoliche italiane.

Struttura e obiettivi

Il Piano riceverà un finanziamento iniziale di 5,5 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni, prestiti e garanzie. Tre miliardi saranno stanziati dal Fondo Nazionale per il Clima, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e supervisionato dal Ministero dell’Ambiente, mentre 2,5 miliardi proverranno dal bilancio della cooperazione allo sviluppo. Un Comitato direttivo, che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, coordina il Piano, in collegamento con i vari attori chiave del sistema di cooperazione nazionale, tra cui i Ministeri, la CDP, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), l’Agenzia Italiana per il Commercio, l’Agenzia Italiana per il Credito all’Esportazione, nonché le autorità locali, le organizzazioni della società civile e il settore privato.

Il Piano Mattei è iniziato con nove progetti pilota in Algeria, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Costa d’Avorio, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia. Questi progetti si concentreranno su cinque aree chiave: istruzione, formazione, agricoltura, sanità, energia e acqua. Il Piano mira a stabilire un nuovo tipo di partenariato con i Paesi africani, basato su un approccio graduale in cui gli obiettivi sono definiti congiuntamente con i partner, integrandosi al contempo con le iniziative europee, come le Iniziative Team Europe e il Global Gateway, e con altri attori internazionali, come gli Stati Uniti e gli Stati del Golfo. Il Piano Mattei ha suscitato grandi aspettative in Italia, in Africa e nell’UE e il suo approccio innovativo potrebbe ridefinire i partenariati internazionali di sviluppo dell’Italia.

Il Piano Mattei si basa su diversi pilastri fondamentali:

  • Costruire un partenariato paritario con le nazioni africane, evitando qualsiasi approccio paternalistico o predatorio e basandosi su vantaggi reciproci.
  • Promuovere una stretta e continua collaborazione con i partner africani, basata sull’ascolto e sul rispetto reciproco.
  • Avviare progetti pilota in Paesi mirati per testare e adattare gli interventi prima della loro graduale diffusione.
  • Collaborare con iniziative europee e internazionali per massimizzare l’impatto degli sforzi congiunti.
  • Garantire che i progetti apportinobenefici socioeconomici sostenibili alle popolazioni locali, promuovendo al contempo la stabilità regionale.
  • Concentrarsi sulle energie rinnovabili per sostenere la transizione energetica in Africa.

Ci sono anche sei aree di intervento:

  • Istruzione e formazione: Promuovere l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale per le giovani generazioni africane.
  • Salute: Rafforzare i sistemi sanitari locali e migliorare l’accesso ai servizi sanitari.
  • Acqua: Migliorare la gestione delle risorse idriche e l’accesso all’acqua potabile.
  • Agricoltura: Sviluppare un’agricoltura sostenibile e garantire la sicurezza alimentare.
  • Energia: Promuovere l’accesso all’energia sostenibile e pulita.
  • Infrastrutture: Migliorare le infrastrutture fisiche e digitali.

Questi obiettivi mirano a rafforzare le relazioni tra l’Italia e i Paesi africani affrontando le sfide socio-economiche e promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

Questioni geopolitiche e rivalità europee

La strategia italiana è stata ampiamente sostenuta dalle principali istituzioni dell’UE, i cui rappresentanti hanno partecipato al vertice presso il Senato italiano. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha sottolineato che il Piano Mattei rappresenta un importante contributo alla nuova fase del partenariato UE-Africa ed è in linea con il programma European Global Gateway. Questo piano pluriennale da 300 miliardi di euro mira a migliorare le infrastrutture in Africa, nel Pacifico e in America Latina, con l’obiettivo di ottenere benefici sostenibili per i Paesi partner, in linea con i valori europei.

Il Piano Mattei è pienamente in linea con le priorità di politica estera dell’UE, nonostante le persistenti divisioni tra gli Stati membri sulla questione della migrazione. Anche Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, hanno espresso il loro sostegno e la loro gratitudine a Giorgia Meloni e al suo governo per aver sviluppato una simile iniziativa.

Il Piano Mattei si inserisce anche in un contesto di rivalità con la Francia, percepita come un concorrente storico in Africa. L’Italia sta cercando di sfruttare le crescenti critiche alla presenza della Francia nel continente per offrire un’alternativa percepita come meno invasiva. Questa strategia mira a rafforzare l’influenza italiana, in particolare in Paesi come il Niger, dove l’Italia mantiene una presenza militare significativa nonostante i recenti sconvolgimenti politici. Finora l’Italia si è concentrata soprattutto sulla Libia, lasciando una certa distanza dall’Africa subsahariana. La missione italiana in Niger segna una svolta, collegando l’interesse nazionale italiano, focalizzato sulla Libia, con la visione condivisa da Francia, Germania e Stati Uniti per la stabilizzazione del Sahel. Questo approccio combina la lotta al terrorismo, la sicurezza delle frontiere, la lotta all’emigrazione clandestina e lo sviluppo locale.

Critiche e prospettive future

Nonostante le sue ambizioni, il Piano Mattei sta sollevando interrogativi sulla sua attuazione pratica e sulle sue reali motivazioni. Alcuni osservatori lo vedono come una manovra politica volta a rafforzare la posizione di Giorgia Meloni sulla scena nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori. Altri sono preoccupati per il potenziale utilizzo di fondi destinati alla lotta contro il cambiamento climatico per finanziare progetti energetici tradizionali, a scapito delle energie rinnovabili.

Nei sei mesi trascorsi dal lancio ufficiale, la gestione e l’organizzazione del Piano hanno incontrato una serie di problemi critici: marcata frammentazione, difficoltà a integrare i singoli progetti in una strategia complessiva, mancanza di chiarezza e trasparenza. Questi problemi persistono nonostante la pubblicazione del documento programmatico e strategico a luglio. Sebbene il decreto del Primo Ministro abbia fornito alcuni chiarimenti, la mancanza di un meccanismo per tracciare i progetti e i loro obiettivi rimane un problema importante. In particolare, nonostante le informazioni fornite, sembra mancare un calendario che descriva nel dettaglio le varie fasi e le scadenze dei progetti pilota, nonché indicazioni sulla durata dei progetti stessi.

Inoltre, alcuni dei progetti citati nel decreto presentano notevoli carenze in termini di stime finanziarie precise e di chiara identificazione delle fonti di finanziamento necessarie a coprire gli investimenti.

Infine, la selezione frammentaria dei progetti finora non si è basata su chiari criteri di impatto o su obiettivi specifici allineati con i piani di sviluppo dei Paesi africani. Ciò complica il compito di evitare che questi progetti si inseriscano in una dinamica di clientelismo o favoritismo, favorendo interessi particolari, sia aziendali che governativi.

Le reazioni dei due principali leader africani presenti al Vertice di gennaio 2024 sono state diverse. Azali Assoumani, attuale Presidente dell’Unione Africana, ha definito l’evento un successo in termini di relazioni equilibrate tra Italia, UE e Africa. D’altro canto, Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha criticato la natura unilaterale del Piano Mattei, esprimendo l’auspicio che l’Africa fosse stata consultata. Questa critica è alimentata dalla diffidenza verso le promesse non mantenute dei Paesi europei, spesso percepite come egoistiche. Tuttavia, Faki ha dichiarato che l’Africa sarebbe aperta a discutere le modalità del piano.

Allo stesso tempo, l’opposizione italiana ha usato la sfiducia dell’Unione Africana per prevedere il fallimento del progetto. Queste critiche si inseriscono in un contesto in cui la gestione della crisi migratoria da parte dei partiti populisti, che in precedenza sostenevano la chiusura dei porti, rimane controversa. Un esempio recente è l’accordo con l’Albania per trasferire i migranti salvati in mare in due centri di accoglienza albanesi, un’iniziativa pensata per alleggerire i centri italiani. Questa politica ricorda iniziative simili in Europa, come il Piano Ruanda del Regno Unito, volto a rafforzare le frontiere e a limitare l’accesso al territorio. Tuttavia, il Piano Mattei offre all’Italia l’opportunità di ridefinire le sue relazioni con l’Africa, proponendo un approccio basato sul partenariato e sul rispetto reciproco. Il suo successo dipenderà dalla capacità del governo italiano di trasformare queste intenzioni in azioni concrete che andranno a beneficio sia dell’Italia che dei suoi partner africani.